Nomi impressi in alcuni documenti storici che risalgono a prima di Cristo. Vitigni di cui non si sapeva altro se non che avevano dominato la vita vinicola della Toscana, dai tempi di Caterina de’ Medici fino alla metà dell’800. Vitigni autoctoni che hanno dimostrato di avere le capacità naturali per restituire vini straordinari: forti, eleganti, equilibrati, vinificati in purezza, oppure uniti ai nostri Sangiovese e Colorino.

Realizzato lavorando fianco a fianco con i ricercatori universitari, Piandaccoli è un progetto che anticipa le tendenze e il gusto di domani. Un progetto di eccellenza in continua evoluzione, mai affrontato prima, dove ogni giorno si carica di nuove esperienze.

Barsaglina nera

Varietà autoctona toscana di cui abbiamo tracce da fine Ottocento, la Barsaglina Nera offre un germoglio di 10/20 cm, foglia pentagonale trilobata o quinque-lobata ed un grappolo di media grandezza, con buon peso ed aspetto compatto, piramidale. La produzione è buona e costante ed è piuttosto resistente a tutte le patologie. Il vino che ne otteniamo è caratterizzato da un colore molto intenso e note minerali molto tipiche. In assemblaggio offre complessità olfattiva, stabilità del colore e persistenza gustativa. Vinificata in purezza crea un vino estremamente moderno e dalla piacevole bevibilità.

Colorino

Il Colorino prende il nome dall’abbondante colore contenuto nella buccia. In Toscana se ne coltivano due tipi: quello classico, detto Colorino del Valdarno, con foglie e tralci colorati in rosso, ed un altro con i germogli non rossastri. Il germoglio ha una lunghezza di 10-20 cm, la foglia è medio-piccola, trilobata o quinquelobata, con la pagina superiore leggermente rugosa di color verde carico. Il grappolo è piccolo (lunghezza relativa 10-15 cm), semi-spargolo, conico, con una o due ali. Dal punto di vista enologico, il Colorino del Valdarno è la classica varietà da colore, con un tannino molto rotondo e persistente. Il vino ha sentori di frutti neri molto maturi e con una stabilità molto prolungata nel tempo.

Colorino

Il Colorino prende il nome dall’abbondante colore contenuto nella buccia. In Toscana se ne coltivano due tipi: quello classico, detto Colorino del Valdarno, con foglie e tralci colorati in rosso, ed un altro con i germogli non rossastri. Il germoglio ha una lunghezza di 10-20 cm, la foglia è medio-piccola, trilobata o quinquelobata, con la pagina superiore leggermente rugosa di color verde carico. Il grappolo è piccolo (lunghezza relativa 10-15 cm), semi-spargolo, conico, con una o due ali. Dal punto di vista enologico, il Colorino del Valdarno è la classica varietà da colore, con un tannino molto rotondo e persistente. Il vino ha sentori di frutti neri molto maturi e con una stabilità molto prolungata nel tempo.

Pugnitello

Il nome richiama la forma di un piccolo pugno del suo grappolo. La foglia è di media grandezza, pentagonale, quinquelobata. Il grappolo è piccolo, leggero, molto corto, piramidale, generalmente compatto. Presenta elevata vigoria e scarsa produzione. La buccia spessa ed elastica dei suoi acini gli conferisce una buona resistenza. Ne otteniamo un vino di grande spessore, molto profondo e persistente, con tannini morbidi ed eleganti, dà il meglio di sè su terreni tendenzialmente calcarei come i nostri; in assemblaggio conferisce morbidezza, setosità e persistenza gustativa. Un giovanotto di venti anni con l’esperienza di un uomo di quaranta.

Foglia tonda

Il trattato di ampelografia Di Rovasenza (1877) ricorda questo vitigno, il cui nome deriva dalla forma circolare della foglia. Foglia di grandezza media, intera o con lobi leggermente accennati. Il grappolo è medio o medio-grande, piramidale, alato, compatto. La produzione è abbondante e costante. Se ne ottiene un vino di grande complessità aromatica dal floreale alla frutta rossa matura, in bocca ha naturalmente un tannino setoso ed elegante di grande lunghezza e profondità. E’ senza dubbio il principe delle varietà minori toscane, con una personalità veramente straordinaria.

Foglia tonda

Il trattato di ampelografia Di Rovasenza (1877) ricorda questo vitigno, il cui nome deriva dalla forma circolare della foglia. Foglia di grandezza media, intera o con lobi leggermente accennati. Il grappolo è medio o medio-grande, piramidale, alato, compatto. La produzione è abbondante e costante. Se ne ottiene un vino di grande complessità aromatica dal floreale alla frutta rossa matura, in bocca ha naturalmente un tannino setoso ed elegante di grande lunghezza e profondità. E’ senza dubbio il principe delle varietà minori toscane, con una personalità veramente straordinaria.

Mammolo

Il Mammolo è un vitigno con origini toscane testimoniate si dal Seicento, come affermano il fiorentino Soderini (1600), il Micheli (1679) ed il Trinci (1726). La foglia è media, trilobata o quinquelobata, lembo piano, a superficie liscia. Il grappolo è di media grandezza e peso ridotto, allungato, cilindrico, spesso con un’ala, semi-spargolo. Daà una produzione abbondante e costante. Il vino che se ne ottiene gioca tutto sulla finezza e sull’eleganza, con pochissima intensità colorante, ma grande nei profumi di mammola, giaggiolo e ciliegia e con un tannino delicato, ma di ottima lunghezza.

Mammolo

Il Mammolo è un vitigno con origini toscane testimoniate si dal Seicento, come affermano il fiorentino Soderini (1600), il Micheli (1679) ed il Trinci (1726). La foglia è media, trilobata o quinquelobata, lembo piano, a superficie liscia. Il grappolo è di media grandezza e peso ridotto, allungato, cilindrico, spesso con un’ala, semi-spargolo. Daà una produzione abbondante e costante. Il vino che se ne ottiene gioca tutto sulla finezza e sull’eleganza, con pochissima intensità colorante, ma grande nei profumi di mammola, giaggiolo e ciliegia e con un tannino delicato, ma di ottima lunghezza.

Sangiovese

Si trova traccia del vitigno Sangiovese nel trattato di Soderini del 1590 dove indica per il Sangiogheto “vitigno rimarchevole per la produttività regolare”, originario della Toscana secondo Molon (1906). Dalle elevate variabilità fenotipiche i nostri sangiovesi si caratterizzano per grappoli di grandezza media-grossa con una o due ali, acini sub rotondi talvolta quasi ellissoidali con buccia pruinosa e sottile dal peso medio di 300 gr.

Sangiovese

Si trova traccia del vitigno Sangiovese nel trattato di Soderini del 1590 dove indica per il Sangiogheto “vitigno rimarchevole per la produttività regolare”, originario della Toscana secondo Molon (1906). Dalle elevate variabilità fenotipiche i nostri sangiovesi si caratterizzano per grappoli di grandezza media-grossa con una o due ali, acini sub rotondi talvolta quasi ellissoidali con buccia pruinosa e sottile dal peso medio di 300 gr.